“La sanità – disse al suo insediamento il professore di matematica prestato alla politica, Ceriscioli – sarà il fiore all’occhiello delle Marche”
Di fiori non è ho visti, e come me tanti, tantissimi, altri marchigiani, ma di picconate ad un sistema sanitario già reso precario da anni di cura PD, ne ho viste tante. Troppe.
Eppure il professore pesarese teneva così tanto alla sanità che ne volle tenere la delega ma scambiare picconate con fiori ce ne corre.
Forse voleva rifondare la sanità marchigiana. Chissà. Certo è che è riuscito a farla regredire all’anno zero e per rianimarla occorrerà molto più di una semplice aspirina.
Il nostro governatorissimo, dopo aver terremotato alle fondamenta la struttura stessa del sistema sanitario con gli ospedali unici gestiti da algoritmi (del resto è pur sempre un docente di matematica) ora, ultima perla in ordine di tempo, si è occupato anche dell’assetto organizzativo aziendale relativo all’Area Sanitaria.
E lo ha fatto, da par suo senza alcuna preventiva concertazione il 31 dicembre. Mentre i marchigiani preparavano il cenone, Ceriscioli preparava l’ennesimo blitz sulla sanità.
E mentre nelle case marchigiane si brindava, il provvedimento depotenziava i reparti dei nostri ospedali che si sono visti soppresse 15 Unità Operative Complesse in Semplici.
Confronti preliminari? Nessuno. A nessuno degli addetti ai lavori, dai medici al personale sanitario, è stato richiesto un parere. La concertazione è rimasta una parola vuota.
Ma estranei alla vicenda sono risultati anche gli amministratori locali.
Insomma un blitz in piena regola per imporre un diktat che porterà un ulteriore declassamento e depotenziamento della nostra sanità ormai al lumicino.
Quali siano state le motivazioni alla base di questa ulteriore, incomprensibili, scelta, non è ben chiaro. E’ lampante invece che il risultato sarà non il potenziamento ma la disgregazione dei reparti.
A fronte della protesta generale, il Presidente Ceriscioli fa sapere che si tratta di un provvedimento programmatorio imposto dalla Legge che ora andrà confrontato con i sindacati: il solo Anao.
Si tratterebbe, ci dicono i vertici di palazzo Raffaello, di un provvedimento in fieri, dove alcune soluzioni sono state ripensate ma, molto probabilmente, non tutti i medici riavranno l’incarico di direttore di Unità Operativa Complessa, con buona pace del lavoro portato avanti finora con passione e dedizione.
I marchigiani hanno diritto ad essere curati nel migliore dei modi e non a dover sperimentare strutture ospedaliere ormai prossime al collasso.
Liberiamo la sanità marchigiana dagli algoritmi.
Abbiamo già tante macerie ancora da rimuovere. Non aggiungiamone di nuove.