A proposito del Rapporto Annuale sul fenomeno della violenza contro le donne nella Regione Marche, e del dibattito sviluppatosi oggi in Consiglio Regionale.
Alcune riflessioni.
Nonostante nel mondo ci sia una grande necessità, e direi “fame di relazioni armoniose e di rispetto”, è innegabile che ancora oggi la cultura del rispetto è una utopia, per la maggioranza della popolazione mondiale.
È quindi doveroso chiedersi, perchè siamo ancora così incivili dal punto di vista delle relazioni umane.
Una risposta puo essere data dal fatto che nella nostra società si afferma sempre più un certo analfabetismo psicologico, concetto questo studiato ed approfondito in modo scrupoloso e scientifico dall’Assessore alle Pari Opportunità dal Comune di San Benedetto del Tronto, Dott.ssa Antonella Baiocchi, in un suo libro dal titolo: “Alle Radici Della Relazione Malata”.
A lei va anche il merito di essere stata la prima nelle Marche ad istituire la cabina di regia “Antiviolenza Comunale” in attuazione della DGR 221/2017.
Entro brevemente nel merito, dicendo che il fallimento della cultura del rispetto sta nella scarsissima conoscenza della psiche, che permane ancora nel 2018, portando così al fenomeno dell’ ANALFABETISMO PSICOLOGICO.
Ciò impedisce quindi di avere una relazione corretta, con sè e con gli altri, fino a portare l’individuo al pensiero dicotomico, che basandosi sulla tossica pretesa di conoscere dove sia la verità assoluta, spinge la persona ad elaborare gli eventi, in termini assolutistici, senza possibilità di via di mezzo (tutto o niente, bianco o nero, cento o zero, ecc).
Tutto questo porta alla gestione dicotomica delle divergenze che induce a gestire ogni conflitto, con una modalità che non permette l’esistenza di entrambi gli interlocutori permettendo quindi il cosiddetto “reciproco rispetto”, ma prevede come unica soluzione possibile, l’eliminazione di uno dei soggetti, attore della divergenza. Ovviamente il “sacrificato” è sempre chi si trova in posizione di debolezza (economica, fisica, psicologica, di ceto, ecc.).
Cosa possono fare quindi le istituzioni?
1) Inserire la ” conoscenza della psiche” come materia di studio in tutte le scuole.
2) In attesa di una società “alfabetizzata psicologicamente”, rendere la psicoterapia, un servizio accessibile a tutti, e non solo a chi ha disponibilitàeconomica.
3) Istituire rapidamente la figura professionale dello psicologo di base, unprofessionista convenzionato come il medico di famiglia, al quale rivolgersi perprevenire e curare ogni forma di dolore psicologico.
Tutto il resto a mio giudizio, sono palliativi.